lunedì 3 dicembre 2007

IL LIMITE DI OGNI GIOCATORE DI SQUASH

“Un argomento che potrebbe stare nella tattica dello squash

Ogni giocatore ha un “limite” oltre il quale perde il controllo del proprio gioco. Tale “limite” è costituito da una somma di fattori anche molto diversi da loro, che sono di carattere tecnico, tattico, fisico, psicologico, ambientale, e chi più ne ha più ne metta. Tanto più i fattori sono positivi, tanto più il “limite” è alto e si avvicina al “potenziale massimo” che un atleta può esprimere. Quando uno o più fattori sono negativi il “limite” scende e l’atleta può esprimere una prestazione anche molto lontana dal suo “potenziale massimo”.

So questo da molto tempo, tuttavia parlando con molti giocatori di tutti i livelli mi rendo conto che tante volte questo dato di fatto è sottovalutato. Molti pensano, sbagliando, che il “limite” di ogni giocatore sia fisso e immutabile nel tempo, e che questo corrisponda sempre al suo “potenziale massimo”, soprattutto quando si trovano nella situazione oggettiva in cui l’avversario è più forte di loro.

Ovviamente bisogna essere realisti, ognuno di noi sa quale è il proprio valore, sa quanto può esprimere in campo, e probabilmente sa quale è il valore dell’avversario. Generalmente sa anche quale potrebbe essere il risultato di un incontro contro tale avversario in condizioni normali. Ma se il giorno dell’incontro è uno di quei giorni in cui noi siamo a terra e il nostro avversario (che generalmente stracciamo) è al massimo; oppure, se il nostro avversario (che generalmente ci nasconde la pallina) ha alcuni fattori così negativi da rendere il suo “limite” molto basso e noi invece siamo al top. Siamo così sicuri dell’esito finale della partita?

L’obiettivo di un giocatore che è più forte del proprio avversario è quello di mantenere il proprio “limite” al punto più alto possibile, cercando di giocare la partita mantenendo sempre il controllo, ben sapendo che se ciò avviene vince l’incontro.

L’obiettivo di un giocatore che è più debole dell’avversario è quello di scalfire il suo “limite”, di cercare di arrivare al punto in cui riesce a scardinare le difese dell’avversario e gli fa perdere il controllo del gioco, sapendo che se ciò avviene potrà avere almeno una chance di vincere l’incontro.

Jahangir Khan
Jahangir Khan è stato imbattibile per 5 anni di fila, che limite aveva???

Ecco quindi che si sviluppano diversi scenari.

Il nostro avversario non raggiunge mai il limite.
In questa situazione c’è poco da fare. Se siamo inferiori al nostro avversario e non riusciamo mai durante l’incontro a metterlo in difficoltà le speranze di vittoria saranno molto vicine allo zero.

Il nostro avversario raggiunge e supera il limite, ma poi vi rientra.
Anche in questa situazione c’è poco da fare. Siamo inferiori al nostro avversario, ma per qualche motivo in qualche situazione gli facciamo perdere il controllo del gioco. Magari perché è stanco, magari perché si distrae, magari perché è nervoso. Ma perde il controllo per poco e poi riesce a ritornare lucido. Abbiamo trovato un punto debole, ma il suo “limite” è ancora troppo alto per noi.

Il nostro avversario supera il limite.
In questa situazione qualcosa da fare c’è. Abbiamo trovato un punto debole che impedisce al nostro avversario di mantenere il controllo dell’incontro: magari psicologico, magari fisico. Ci rendiamo conto che, sebbene siamo inferiori, abbiamo una strategia che potrebbe cambiare l’esito dell’incontro.

Morale della favola: mai partire battuti, le chance possono arrivare in ogni momento dell’incontro con chiunque giocatore, bisogna però essere in grado di prenderle al volo. E soprattutto, l’esito di un incontro con lo stesso giocatore potrebbero essere diverse in situazioni e giorni differenti.

Voi che ne pensate???

Vedi anche i Turning Point